Termovalorizzazioni
martedì, 11 marzo 2008
E così abbiamo (termo)valorizzato anche il nostro buon Ludovico; chi si fosse perso il retroscena di questa vicenda può leggere qui.
Ospite d’onore Zak di:
www.zakcomics.com
… che con il suo commento mi ha dato lo spunto per questa strip.
Inoltre la nostra amata Principessa Neko vuole giustamente sensibilizzarci ad un’iniziativa promossa dal sito per la ricerca contro il cancro al seno. Pochi secondi del vostro tempo per andare qui e cliccare sull’apposito banner per far sì che lo sponsor offra una mammografia gratuita alle donne che non se la possono permettere. Mi unisco volentieri a questo appello. Io ho cliccato: e voi?
E già che ci siete mandate qualche mail ai vostri amici per invitarli a fare lo stesso!
11 marzo 2008 alle 00:35
più che termovalorizzato, dovrebbe essere disintegrato
11 marzo 2008 alle 00:46
Bhà…Neko oltre che insopportabile mi pare pure un pò cessa, poi contento te
11 marzo 2008 alle 00:53
Almeno rendiamo utile l’inutile termovalorizzandolo!
..e mi raccomando, un clikkino per sostenere la lotta contro il cancro al seno! Anche voi maschietti, chè di sicuro le tette non vi fanno schifo!
11 marzo 2008 alle 01:20
Bellissima vignetta ma soprattutto perfettamente d’accordo con la lotta contro il cancro al seno… Ovviamente la mail circola, e il click c’è! a presto!
11 marzo 2008 alle 08:21
11 marzo 2008 alle 08:48
Differenziare la raccolta è sempre una cosa buona….
11 marzo 2008 alle 08:50
ma la termovalorizzazione del tapiro libera nell’aria delle nanoparticelle di media grossezza etc etc?
11 marzo 2008 alle 09:24
Mmm… io sono contro il termoincenerimento… I fumi che escono da quei camini non sono certo aria di montagna… Direi che sarebbe meglio riciclare
11 marzo 2008 alle 09:29
Adoro i blog ecologici !
@Princess Neko: dicono che sei bastarda solo coloro che sono invidiosi perchè non li hai ancora manganellati !
Cliccato, grazie dell’informazione!
11 marzo 2008 alle 10:28
Naturalmente appoggio la causa per la lotta contro il cancro.

Arguta la principessa eh? conosce bene i suoi orsi!
Ehm, sono io che ci vedo male o nei contenitori mancano i buchi per l’aria? No, è che l’orso è già dentro da un po’… cmq non conoscevo queste tendenze autolesioniste del tapiro.
11 marzo 2008 alle 10:50
Non ho ben capito: la fama immeritata è quella d’essere bastarda o quella di essere pronta ad aiutare tutti?
E comunque un trattamento così per il tapiro è sproporzionato: bastava un bidone di media grossezza…
11 marzo 2008 alle 10:59
Grande!
11 marzo 2008 alle 11:02
@Steid: il costo principale di un termovalorizzatore sono i filtri dei fumi
Il riciclaggio si può fare solo fino ad un certo punto e coadiuvato da impianti di termovalorizzazione, per me, sono la soluzione ideale per il problema dei rifiuti. Orsi e tapiri compresi
11 marzo 2008 alle 11:10
@ragno: Stai scherzando con il fuoco, lo sai?
Comunque ho trovato l’apposito bidone per i tapiri all’IKEA.
Si chiama “Perissostrom” e costa 12.99
11 marzo 2008 alle 11:40
Bella, mi piace l’etichetta sul cassonetto è molto intuitiva e sintetica… come Ludovico il tapiro, genere di mammifero di media grossezza…
11 marzo 2008 alle 11:43
@Haku: Oddio, ora vogliamo vedere il Perissostorm!
Per l’aracnide, ma daiiii… eravamo riusciti ad ignorarlo fino ad ora… Vabbè, possiamo seguitare a ignorarlo da qui in poi!
11 marzo 2008 alle 12:09
Umm…orso mi sa che hai avviato una reazione a catena di commenti sul riciclo…
emm…
mi spiace per coloro che dicono che il riciclo si può fare solo in accordo con la termovalorizzazione. Mi spiace perché dicono cose da perfetti suicidi. Un po’ come quei gatti che, se non controllati, non avvertono il pericolo e si fanno schiacciare dalle auto in mezzo alla strada.
Noi qui al nord non abbiamo bisogno di termovalorizzatori, alias gli INCENERITORI, chiamiamoli con il loro vero nome non bugiardo.
Si può riciclare quasi tutto quello che gettiamo e quello che non si può riciclare, si può eliminare partendo dalla fonte, eliminandolo dalla produzione, perché inutile. In Italia ci sono città che riciclano il 70 % dei rifiuti, a S Francisco in America, l’80% e il loro obiettivo è il 100%. Se ce la fanno loro (e ce la facciamo pure noi un bel po’) noi chi siamo? Gli scemi?
L’inceneritore non elimina i rifiuti, ma li rende tossici: le ceneri sono tossiche e vanno in discariche per rifiuti tossici. Quello che non finisce in discarica va in fumo ed è causa di tumori, checché se ne dica. Dove ci sono gli inceneritori si riscontra un aumento sensibile di tumori e malformazione dei feti!
Se volete sponsorizzare la ricerca contro il cancro, fatelo dalla base, ricercando le cause del cancro e divulgandole!
per saperne di più:
http://www.stefanomontanari.net/
Sul serio, orso, quando hai unito il termine termovalorizzate, al bidone del riciclo, sono saltato sulla sedia…
Ciao e abbraccioni!
11 marzo 2008 alle 12:18
@Dixit: Parlo per esperienza, visto che mio padre lavora al TERMOVALORIZZATORE; il riciclo si può fare solo ed esclusivamente se ognuno di noi fa la raccolta differenziata in maniera corretta! Ora, se tu sei uno di quelli che dal vetro toglie sia le etichette sia la colla, che dalle confezioni di plastica toglie le parti in carta, che dalli giornali toglie le spillature, allora ok… Se non fai tutto questo, allora non stai facendo altro che contribuire ad una raccolta differenziata che non serve a nulla!
I termovalorizzatori (o inceneritori, se preferisci) se dotati di filtri e depuratori, possono fornire eletricità pulita. Se tutto andasse come dovrebbe, avremmo di certo un mondo snza problemi… peccato che la realtà sia ben diversa. Magari tra un po’ si avranno raccolte differenziate degne di questo nome.
11 marzo 2008 alle 13:22
sulla mammografia:
http://attivissimo.blogspot.com/2008/03/antibufala-regala-anche-tu-una.html
11 marzo 2008 alle 13:31
Mi auguro anch’io che la raccolta differenziata migliori
Però… finché le amministrazioni pubbliche non la organizzano… e finché la gente che non la fa bene non viene multata… dovremmo quanto meno lamentarci…
Io sapevo che un inceneritore consuma più energia di quella che produce.
E per quanto riguarda i filtri, sai cosa sono le nanoparticelle e qual è un filtro che riesce a fermarle?
Risposte: la nanoparticella è un PM1, o un PM0.1, particella molto più piccola dei PM10, che si genera alle alte temperature (inceneritori, esplosioni, vedi sindrome dei balcani, marmitta catalitica, eccetera…). Per lo Stato le nanoparticelle non esistono ed è istituita una certa omertà al riguardo, perché chi finanzia la ricerca sul cancro in genere ha anche le mani in pasta con gli inceneriori/motori a benzina/etc.
I filtri necessari per legge NON filtrano le nanoparticelle, perché le nanoparticelle per legge non esistono.
Le nanoparticelle entrano in circolo nel sangue, entrano nelle cellule, vanno a insediarsi nel nucleo delle cellule, dove si trova il DNA, perché sono piccole e arrivano ovunque. Le PM10 sono grosse e si fermano nei polmoni. Non sono queste la causa dei tumori.
Per il resto, m’inchino a sua altezza
11 marzo 2008 alle 14:32
E non c’è l’apposito bidone per gli Zak?
11 marzo 2008 alle 14:37
beh, considerate che qui a palermo la raccolta differenziata è affidata al buon cuore della gente… e se vuoi farla devi andare a cercare i cassonetti appositi… e non è che ce ne siano tanti in giro… poi c’è gente che si lamenta perchè è troppo faticoso buttare robe diverse in cassonetti diversi… bah!
11 marzo 2008 alle 14:46
dai almeno ha valorizziato sul serio le sue caratteristiche…
11 marzo 2008 alle 17:10
Io mi lamento perché nessuno dice dove si deve buttare il tetrapack, avete presente, quello con il marchio ecologico… sti zozzi!
11 marzo 2008 alle 17:59
Ho seguito il consiglio della saggia Neko e ho linkato al mia pagina del myspace il sito per le mammografie
A presto, maggiormente se con certe iniziative
11 marzo 2008 alle 18:00
11 marzo 2008 alle 19:42
@Zeta: si vede che ti intendi di netturbini
visitate Sheeppard!

@Tommy: non è autolesionista, è solo stupido
@Haku: l’IKEA pensa sempre a tutto.
@dixit: “termovalorizzare” l’ho usato solo come gioco di parole con “valorizzare”, come suggeriva tra l’altro un precedente commento di un lettore. Non ci è dato comunque sapere quale sia la fine dei cassonetti di tapiri.
@viper: per una volta non sono d’accordo con attivissimo, utilissimo per smascherare le bufale. Intanto sottolineo che – come dice lui stesso – questa NON E’ una bufala! Sul fatto che solo una parte dei soldi vengano donati e ci siano quindi modi “migliori” di fare beneficenza concordo… spero che Attivissimo abbia dato seguito a questa sua affermazione facendo una cospicua donazione direttamente all’associazione e non si sia limitato a esprimere questo parere sul quale comunque ho molte riserve.
Riserve che derivano dal fatto che qui noi non sborsiamo soldi che in parte vanno dispersi, ma doniamo dei click… e trovo sia un ottimo modo con cui impiegare i miei click.
Volete fare di più e meglio? Fate una donazione
@Albo: anche noi milanesi siamo abbastanza dubbiosi sull’utilità della nostra raccolta differenziata, ma noi la nostra parte cerchiamo di farla, poi si vedrà.
11 marzo 2008 alle 22:34
Aspetto di leggere la maglietta di Achille…
11 marzo 2008 alle 23:47
@dixit: per sapere come riciclare il tetrapak, basta andare a cercare nel loro sito internet: http://www.tetrapak.com/
La raccolta differenziata dei contenitori tetrapak esiste, solo che siccome non sarebbe conveniente usare cassonetti appositi in molte città italiane li si può buttare nel cassonetto della carta, ed è l’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti che li smista. Comunque cercate sul sito che ci sia il vostro comune, perché purtroppo la raccolta non è attiva in tutte le città d’Italia.
Questo per dare un’informazione, ma anche per spronare a cercarsele le informazioni, e non aspettare che qualcuno ce lo dica…
12 marzo 2008 alle 00:54
Su Orsociccione, leva quel Kuma festante da lì in alto, su….
12 marzo 2008 alle 08:41
Sei in lutto??
12 marzo 2008 alle 10:14
@Ceschina: no, ma ovviamente ieri sera ho seguito la partita e non c’è stato tempo per la strip. Da stasera si ricomincia.
) è che una squadra va sostenuta anche e soprattutto quando perde, non solo quando si possono cavalcare le vittorie. Con la Champions torneremo a litigare il prossimo anno: mo’ c’è da tener d’occhio la Roma in campionato.
@HoldMe: come avevo detto, il template per i 100 anni sarebbe rimasto per un po’, indipendentemente dall’esito della partita. Una cosa che abbiamo imparato noi interisti (purtroppo a nostre spese
@Dario: ci sta ancora scrivendo sopra…
12 marzo 2008 alle 10:56
devo dire che se davvero l’unico modo utile è quello che descrive la Neko (togliere carta e colla dalle bottiglie, le spillature dai giornali) so mica in quanti la fanno, tra quelli che non pensano a questi dettagli e quelli che per pigrizia o fretta non lo fanno…
Orso, hai ragione, una squadra va sostenuta sempre, all’epoca di calciopoli Susanna Agnelli disse: “Il vero tifoso è come un marito che ama sua moglie anche quando diventa una …”
12 marzo 2008 alle 11:01
Epoca di calciopoli?!? perchè è finita?
(scusa tommy non ce l’ho con te ma questa era servita su un piatto d’argento
)
12 marzo 2008 alle 11:07
@Tommy: Quoto Susanna Agnelli; io ho sempre detto che l’inter è la vera FEDE calcistica… ovvero credere in qualcosa che non si vede (in campo)
Citando anche Gianni Brera: “L’inter è sempre favorita sulla carta… peccato che poi si giochi sull’erba.”
12 marzo 2008 alle 11:24
credo che qualche milione di euro in meno e qualche chilometro di corsa in più andrebbero sicuramente a favore del rendimento in campo…
da buon interista…
buona giornata
12 marzo 2008 alle 12:51
in effetti nel calcio italiano non è cambiato niente, ma mi pare che i ladri abbiano cambiato uniforme
12 marzo 2008 alle 13:43
Riporto passo passo ciò che viene detto su Wikipedia riguardo le “nanopolveri”, prodotto finale di una termovalorizzazione
“Le nanopolveri sono una sottocategoria di particolato ultrafine con un diametro compreso fra 2 e 200 nm.
Queste ridotte dimensioni, prossime a quelle molecolari, permettono alle particelle un comportamento fisico,
vuoi per quanto riguarda la dispersione aerea, vuoi per i meccanismi di penetrazione negli organismi viventi,
un comportamento che possiamo ritenere intermedio tra quello dei gas e quello del resto del particolato sospeso.
Occorre sottolineare per correttezza che il termine nanopolveri è utilizzato quasi esclusivamente in Italia,
normalmente nella comunità scientifica internazionale è più diffusa la semplice definizione di particolato ultrafine,
in quanto con il termine nanoparticles (nanoparticelle) si intendono le nanopolveri ad utilizzo tecnologico, piuttosto
che quelle aerodisperse.
Le maggiori fonti di particolato totale, ovvero non frazionato per dimensione, sono naturali (come ad esempio le
eruzioni vulcaniche, gli incendi e l’acqua marina dispersa in aria, i fulmini, l’erosione di rocce e la sabbia
dispersa dal vento).
Tuttavia, specialmente in ambienti urbani, fra le origini più comuni di particelle di dimensione nanometrica ci sono
fonti antropiche: in generale qualunque procedimento di combustione: motori a scoppio, residui di gomme delle automobili
o di oli combustibili, usura dell’asfalto, impianti di riscaldamento, inceneritori di rifiuti, cave e miniere a cielo
aperto, usura degli edifici e dei materiali da costruzione, cementifici, fonderie, fumi industriali, fino alla cottura
degli alimenti ed al fumo di sigaretta.
Quando una sostanza organica (contenente principalmente carbonio, azoto, idrogeno, e ossigeno) brucia vengono rilasciate
molecole più piccole e generalmente biodegradabili (anche se inquinanti). Se la sostanza contiene anche una frazione rilevante
di materiali inorganici (come dei metalli), i prodotti della combustione possono portare, specialmente se ad alte temperature,
ad aggregati atomici e leghe metalliche generalmente di forma tondeggiante, che non sono biodegradabili, e vengono disperse in
ambiente sotto forma di aerosol.
Queste nanoparticelle possono ritrovarsi un po’ ovunque, nello scatolame a causa della sua usura, in alcuni farmaci come
eccipienti, nel fumo di sigaretta e dei termovalorizzatori, nel pesce di mare in prossimità di vulcani, in prodotti della
nanotecnologia: la lista è potenzialmente infinita.
Nanopolveri metalliche vengono rilevate in zone di guerra ove sono stati utilizzati ordigni all’uranio impoverito o al tungsteno.
Grazie alla proprietà dell’uranio e del tungsteno di prendere fuoco spontaneamente se suddivisi in frammenti abbastanza fini,
raggiungono rispettivamente una temperatura di circa 3.000 e circa 5.000 °C, dando origine a particolato inorganico proveniente
in piccola parte dalla bomba stessa e in gran parte anche dal bersaglio colpito.
Recentemente i Filtri Anti Particolato, utilizzati in alcune automobili per bloccare particelle più grossolane (PM10), sono stati
accusati di produrre nanopolveri, anche se i dati sperimentali indicano un’ottima capacità da parte di questa tecnologie di riduzione
del numero di nanoparticelle.
I dettagliati meccanismi di formazione di queste nanopolveri e della loro dispersione in atmosfera sono ancora oggetto di studio,
ma in letteratura stanno emergendo evidenze della loro dannosità.
In particolare le nanopolveri inorganiche sono sospettate di essere causa di una serie di patologie recentemente definite come nanopatologie.
Le nanopolveri di tipo inorganico, non essendo biodegradabili, non possono essere decomposte facilmente e resterebbero sospese nell’aria per
centinaia di chilometri, depositandosi sul terreno (e quindi finire nelle coltivazioni ed entrare nella catena alimentare) o essere
direttamente respirate da esseri umani o animali.
In contrasto con questa ipotesi sono invece i dati sperimentali misurati in California, che suggeriscono un calo drastico del particolato
ultrafine già a 150 metri dalla fonte.
Al momento non esistono filtri in grado di bloccare particelle di diametro inferiore a 0,2 micron.
à stato suggerito, per molti con risvolti allarmistici, che alcuni prodotti industriali, come le gomme da masticare contenenti microsfere di
vetro (per la pulizia dei denti), alcune farine biologiche macinate a pietra, oppure determinate marche di cacao in polvere, siano probabili
fonti di nanoparticelle, ma non vi sono ancora prove certe accettate dalla comunita’ scentifica ufficiale della pericolosità di questi alimenti.
à stato anche suggerito che il talco in polvere possa essere pericoloso, ma anche qui per ora non vi sono prove, anzi, un recente studio
ha evidenziato come non vi sia alcun incremento del rischio di tumori per lavoratori esposti ad alti livelli di talco.
La misurazione quantitativa delle nanopolveri, difficile e poco accurata tramite i classici metodi gravimetrici adottati per il particolato,
può essere realizzata tramite metodi ottici che sfruttano il laser.”
—————————–
Dopo aver meramente riportato alcuni dati “superficiali”, esprimo la mia opinione a riguardo.
La raccolta differenziata deve essere pensata alla fonte produttiva, e non alla fine del ciclo consumistico;
Ai giorni nostri tutto ciò che viene prodotto, non nasce nell’ottica del dover essere riciclato; ad esempio:
- le etichette di carta gommata vengono incollate, con derivati del petrolio, su bottiglie di plastica;
- Tetrapack è composto da una miriade di strati di materiali che vanno dalla carta all’alluminio, dai collanti alla plastica;
- Le riviste vengono stampate su carta lucida, composta in parte da cellulosa ed in parte d derivati del petrolio;
- E se ne potrebbero fare altre mille di esempi.
Tutti questi esempi sono chiari casi di non differenziabilità del rifiuto, ove secondo l’uomo entra in gioco il “termovalorizzatore”.
Adesso ipotizziamo che alla base delle produzioni dei beni che noi usiamo, vi sia invece una logica che nasce per il riciclaggio;
dovremmo avere un quadro di questo tipo (riprendendo gli esempi che ho posto sopra per semplicità):
- Etichette cartacee assenti sulle bottiglie, sostituite dalla serigrafia su plastica;
- Nel caso del tetrapack, si può fare ijn modo che:
a) la stessa ditta si occupa del riciclaggio del suo prodotto, per riprodurne;
b) si usi al suo posto il vetro.
- Per le riviste, usare solo carta riciclata, destinata al riciclaggio continuo effettuato col macero naturale, con rara produzione di carta
nuova da altri alberi.
Adesso voi mi direte che è utopica la cosa, ma pensate a queste tre cose…
Nel mondo di oggi, viviamo in una selva di cassonetti, male utilizzati soprattutto perchè non siamo messi in condizioni di usarli da parte
di chi produce i beni (spinti dalla sola ottica della minor spesa – massimo guadagno, e questo perchè le spese di smaltimento dei rifiuti
le accollano direttamente a noi, e non le affrontano loro).
Nel mondo di oggi in milioni di città, decine di milioni di mezzi adetti alla raccolta rifiuti, usano la benzina o altro combustibile inquinando,
per poi scaricare i rifiuti in centri di smaltimento che fanno uso di termovalorizzatori, che con i loro fumi inquinano a livello subcellulare.
Nel mondo di oggi tutto ruota attorno alla moneta, mentre covrebbe cominciare a ruotare attorno alla sostenibilità ambientale della vita, che è
altamente compromessa già adesso, figuriamoci tra qualche anno se si continua così.
Se si vuole sopravvivere al rifiuto nei nostri confronti da parte della nostra beneamata Terra, meglio invertire la marcia da adesso, e non quando
tutto è compiuto irreparabilmente.
Adesso ditemi anche che sono matto a fare un commento così logorroico, ma ci stava tutto…
P.S.: Sappiate anche che le “nanopolveri” prodotte alle temperature sviluppate dai termovalorizzatori, sono altamente cancerogene, e guarda caso
sono tra la papabili cause di canro al seno e ai polmoni… meditate gente…
P.S. alla seconda: in giro ci sono molti altri che pensano quel che vi ho qui esposto…
12 marzo 2008 alle 15:08
Mi prostro…
12 marzo 2008 alle 16:27
Ma una strip col bidone per l’Inter no, eh?!?!

Troppo cattiva, vero?!?!
….
….
….
IO LO METTEREI !!!
12 marzo 2008 alle 17:15
Stavolta non sono d’accordo con la principessa, le nanoparticelle sono così piccole che dubito esistano filtri in grado di bloccarle….(però è solo una mia idea)
Una raccolta differenziata va fatta senz’altro, ma secondo me va associata a un riutilizzo dei packaging… per esempio qui a verona ci sono negozi che tengono detersivi in grossi contenitori e i clienti vanno a comprarlo a peso con il proprio scatolone/bottiglia che è sempre quello ogni volta.
Ci sono per strada distributori automatici di latte fresco… basta andare con la propria bottiglia e riempirla “senza rifiuti”.
Sono pochi quelli che lo fanno, ma è un buon inizio.
@MakiShima: Sono pienamente d’accordo con te. Il problema deve essere affrontato alla fonte e nn alla fine… un buon deterrente sarebbe far riutilizzare il packaging all’azienda produttrice… (una sorta di vuoto a rendere per intenderci).
In alto adige lo fanno col vetro… Si può riconsegare al supermercato la bottiglia di birra vuota e loro addirittura ti rimborsano… (ok, sono pochi centesimi, ma il concetto è ottimo)