Archivio del 10 dicembre 2006

Polonio

 
  Il polonio, la sostanza che avrebbe ucciso l’ex agente dei servizi segreti russi Alexandr Litvinenko, è un elemento tossico, altamente radioattivo e pericoloso da manipolare, persino in quantitativi dell’ordine del milligrammo o meno.
Era il 1898 quando Marie Curie scoprì il polonio. Ne ha lavorate tonnellate per ottenere piccolissime quantità di polonio e di radio, la sua grande scoperta.
Le particelle alfa che emette danneggiano i tessuti dell’organismo. Il limite massimo tollerabile di radioattività da ingestione del polonio è 1.100 Bq (becquerel, l’unità di misura della radioattività). La massima concentrazione ammissibile di composti di polonio nell’aria è di circa 7500 Bq/m3.
Il polonio è studiato in alcuni laboratori di ricerca nucleari dove la sua elevata radioattività come emettitore di particelle alfa richiede speciali tecniche di manipolazione e precauzioni.
Le particelle alfa con la loro energia spaccano letteralmente la macchina genetica delle cellule, le uccidono o le trasformano in cellule tumorali, così è morta la spia russa. Il polonio 210 in circolazione causa cancro alla vescica ed al fegato, ulcera allo stomaco, leucemia, cirrosi del fegato e malattie cardiovascolari.
Un milligrammo di questo metalloide emette lo stesso numero di particelle alfa di 5 grammi di radio.
Il decadimento di questo elemento rilascia anche una grande quantità di energia: mezzo grammo di polonio 210, se viene termicamente isolato dall’ambiente, può raggiungere rapidamente temperature di oltre 750 K, e sviluppa circa 70 watt in energia termica e infatti è stato usato per riscaldare sonde come l’americano Mariner o le sovietiche Lunokhod atterrate sulla superficie lunare.
 

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